Il Battistero di San Giovanni è un monumento civico per eccellenza
Editorialista de La Repubblica, professore di Storia dell’Arte moderna all’Università degli Studi di Napoli Federico II
‘Abbraccia il Battistero’ è la prima, grande campagna di mecenatismo popolare mai tentata in Italia. Il suo obiettivo non è solo il (pur importantissimo) restauro materiale di un monumento, quanto invece il restauro dei nessi morali, sociali, costituzionali che legano il popolo di Firenze alle sue pietre. Ed è del più alto significato simbolico che questo ‘restauro’ sia stato voluto e organizzato da Unicoop Firenze: perché esso prova a gettare un ponte tra i non-luoghi dei centri commerciali che sorgono nelle periferie e il cuore della città storica, e perché si rivolge non a clienti e consumatori, ma a cittadini sovrani, che così tornano a conoscere un monumento civico per eccellenza.
Per millesettecento anni nel Battistero (e nel suo piccolo progenitore paleocristiano) non si è diventati solo cristiani, ma anche cittadini, e cittadini fiorentini. Il primo documento (anno 897) che menzioni il San Giovanni attesta che lì si amministrava la giustizia, e molti contratti dimostrano che vi si rogavano i documenti. Era in Battistero che si accumulavano i vessilli strappati ai nemici vinti, ed è sulle porte di questo pantheon fiorentino che nel 1117 vennero collocate le due antiche colonne di porfido donate dai Pisani: che sono ancora lì, a ricordarci il nesso viscerale che unisce Firenze all’idea di Roma.
Unicoop Firenze ha detto esplicitamente che l’operazione «non vuole in alcun modo sostituire lo Stato, che deve invece ricominciare a fare la sua parte nel finanziamento del patrimonio culturale, ma affiancarlo». Questo spirito, e il fatto che la Cooperativa non abbia voluto mettere il proprio marchio sul monumento e sui cartelloni che annunciano l’iniziativa, sono del tutto inediti in Italia.
Se le sponsorizzazioni si rivolgono a clienti e consumatori (e non a cittadini) e il mecenatismo dei paperoni ha un inevitabile sapore paternalistico ed esclusivo, il crowdfunding è invece inclusivo, essenzialmente democratico e profondamente in sintonia con lo spirito della nostra Costituzione: un mecenatismo popolare che punta a restaurare i monumenti creando conoscenza.
La strada appare lunga, ma finalmente si parte. Dentro il Battistero, l’elegantissima tomba del vescovo Ranieri (1113) si rivolge a chi “viene qua per sapere”: e questo è il punto. Non solo e non tanto la raccolta di fondi, ma la chiamata a raccolta dei cittadini, e la capacità di riportarli dentro il Battistero, e di restituirglielo attraverso la conoscenza.
È esattamente il contrario dell’ormai avanzatissima privatizzazione del patrimonio, del noleggio e della triste svendita della città: è un progetto di inclusione e democrazia che riconcilia con l’idea che Firenze non abbia solo un passato, ma perfino un futuro.